Rubrica "Pane del cielo" 4

La Cena in un affresco nelle catacombe di S. Callisto in Roma

La fede nel Mistero Eucaristico ha il suo fondamento su quanto ci è stato trasmesso dalla Parola di Dio, ma ci è di grande aiuto anche la grande tradizione della Chiesa. Da oltre 20 secoli  in tutto il mondo cattolico si continua a celebrare l’Eucaristia, come fonte e culmine della vita cristiana.
Nel percorso della storia umana il Signore Gesù rimane presente in vari modi, attuando le sue parole: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Gesù è presente con la sua grazia, con la sua Parola, è presente quando ci riuniamo “nel suo nome”… ma in modo speciale quando nella Messa vengono consacrati il pane e il vino, segni del Corpo e del Sangue di Gesù nella sua morte e risurrezione. Gesù è presente anche se ai nostri occhi rimangono le apparenze di pane e di vino. Questa presenza rimane nelle “specie eucaristiche” conservate nei tabernacoli per gli “assenti” e per l’adorazione dei fedeli.
La nostra fede è aiutata anche da quanto ci trasmettono i Santi, nei loro esempi e nei loro scritti.
Possiamo cominciare da un Santo vissuto circa un secolo dopo Gesù: San Giustino.
Erano i secoli della persecuzione romana e Giustino (anni 100-163 circa), filosofo e difensore della fede cristiana, inviò uno scritto all’imperatore Marco Aurelio, facendo anche una descrizione del rito eucaristico, come era possibile per la comprensione di un lettore pagano.
“E nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle.
Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi.”

Non è la testimonianza di un Santo, ma anche la relazione di uno scrittore romano ha qualcosa da dirci. Plinio il Giovane (anni 61-114 circa) aveva interrogato alcuni cristiani che venivano accusati di infedeltà all’Imperatore, e riferisce quanto aveva visto e ascoltato.
“Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò, avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad ogni modo comune e innocente…”.
 

12-05-2021