Il metodo Montessori

metodo Montessori

Era desiderio del Fondatore, il Venerabile Padre Giocondo Lorgna, che le suore si preparassero con una buona formazione professionale in vista della missione della Congregazione, scegliendo metodi pedagogici moderni e sicuri. Quasi dall’inizio in Italia si scelse per le nostre scuole il metodo pedagogico di Maria Montessori, che pone molta attenzione alla creatività, alla libertà e alla dignità del bambino. La Congregazione adottò tale metodo nella Casa dei bambini a Milano nel 1951, e a Venezia nel 1953, e poi in tutte le case nelle quali era affidata alle suore la cura dei bambini, nella Scuole Materne parrocchiali e negli Istituti assistenziali.

Sappiamo che nei primi decenni del secolo scorso Maria Montessori era stata emarginata dalla cultura fascista e questo la portò a rifugiarsi all’estero, ma nel primo dopoguerra lei riprese in Italia i suoi corsi per l’educazione del bambino. Nel 1950 alcune nostre suore vi parteciparono in Roma, erano Sr. Fernanda Bersani, Sr. Mariangela Chiari e Sr. Giulia Tavola. In seguito molte altre suore frequentarono i corsi Montessori, molte suore italiane e alcune provenienti dal Brasile e anche dalle Filippine.

In un asilo nido dell’OMNI in Roma, dove collaborarono per diversi anni, le nostre suore introdussero per i piccoli ospiti il materiale e il metodo adeguato all’età di 1-3 anni, con evidente miglioramento nella loro crescita umana.

Nelle nostre scuole Montessori ha sempre un valore particolare l’atrio del Buon Pastore, una parte dell’ambiente dedicato alla conoscenza di Gesù Buon Pastore, all’accoglienza della Sacra Scrittura e della liturgia.

La catechesi secondo i principi montessoriani ha avuto i suoi primi inizi nel 1915/16 a Barcellona per opera della stessa Montessori la quale con il vescovo delle Isole Baleari ha dato inizio alla “Chiesa dei Bambini”. Questa esperienza la descrive la stessa Montessori in due libretti: “I bambini viventi nella Chiesa” e “La vita in Cristo”. Nella prefazione è riportata la benedizione di papa Benedetto XV.

A Roma nel 1954, per opera della prof.ssa Sofia Cavalletti sollecitata dalla montessoriana Adele Costa Gnocchi e affiancata dell'educatrice, sempre montessoriana, Gianna Gobbi, ebbe inizio con un piccolissimo gruppo di bambini quella che sarà “La catechesi del Buon Pastore” in un ambiente particolare definito “atrio”. Questa catechesi rimase per il primo ventennio a Roma ma poi, grazie ai corsi di formazione per catechisti che si sono svolti anche in altri centri in Italia, ha cominciato a diffondersi e ora è presente nei cinque continenti.

Le caratteristiche della catechesi del Buon Pastore si esprimono con le parole “gioia e dignità”.

Il bambino, in particolare la sua vita religiosa, è al centro dell’interesse e dell’impegno del catechista del buon Pastore; egli ne osserva e ne studia l’esigenza profonda e le manifestazioni secondo l’età; la vive insieme con lui, secondo l’insegnamento del Vangelo: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei Cieli” (Mt 18,8); predispone le condizioni necessarie perché questa vita possa essere vissuta e svilupparsi. A questo scopo fa sua la visione dell’essere umano di Maria Montessori, quindi l’atteggiamento dell’adulto verso il bambino e prepara un ambiente che aiuti lo sviluppo della vita religiosa: l’atrio.